Lrsquo;opera del Cheroneo; pur tanto dibattuta per la paternitagrave; e lrsquo;autenticitagrave;; nel giardino letterario classico e moderno egrave; lrsquo;esempio di un albero sempreverde; carico di umanitagrave;; denso di riflessioni di saggezza pratica; oltre che di dottrina filosofica e letteraria. Essa ci permette di entrare nellrsquo;universo del dolore antico; ci fa riscoprire simili; a volte sorprendentemente uguali; e ci meraviglia come anche gli uomini del I secolo d.C.; quando ancora la religione cristiana nella fase della sua fanciullezza si stava diffondendo e affermando; abbiano cercato a loro modo di consolare uno dei dolori piugrave; grandi e insopportabili. Ersquo; interessante osservare infatti come anche la civiltagrave; pagana; priva della speranza cristiana; sia stata in grado di accettare con naturalezza e dare un senso anche alla mortalitagrave; umana; al suo destino caduco e circoscritto al solo viaggio terreno. E non da ultimo lo scritto documenta la ricca ereditagrave; che questa cultura classico-pagana ha lasciato anche nello stesso cristianesimo che; dal suo canto ha assorbito tante argomentazioni e principi inerenti allrsquo;esistenza e allrsquo;escatologia. Drsquo;altra parte ancora oggi nella preghiera che si recita per i defunti si ripete ldquo;Requiem aeternam dona eis Domine hellip; requiescant in pacerdquo;: un eterno riposo hellip; esattamente come aveva ipotizzato giagrave; Socrate nel V secolo a.C.
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